Diventare giornalista di videogiochi è uno dei desideri più diffusi tra i giovani che amano il medium. Per molti rappresenta il sogno di trasformare una passione in un mestiere riconosciuto, capace di unire cultura, scrittura e analisi critica. Ma il percorso è spesso frainteso. Molti immaginano che basti giocare tanto, aprire un blog o inviare una recensione spontanea a una testata per entrare nel settore. In realtà, il giornalismo videoludico richiede competenze precise, una formazione solida, disciplina e una visione chiara del ruolo che si vuole ricoprire.
Chi aspira a questa professione deve capire fin dall’inizio che non si tratta di commentare videogiochi, ma di interpretarli. Il giornalismo videoludico vive nell’incrocio tra cultura, industria e linguaggio interattivo, e proprio per questo ha bisogno di figure consapevoli e preparate.
La cultura del videogioco come fondamento
Il punto di partenza non è scrivere: è conoscere. Nessun giornalista, in nessun campo, può analizzare ciò che ignora. Nel caso del videogioco, la conoscenza si articola su più livelli: la storia del medium, i generi, le innovazioni tecnologiche, le evoluzioni del design, le trasformazioni delle piattaforme, i modelli produttivi.
Chi vuole diventare giornalista di videogiochi deve sviluppare un bagaglio culturale che gli permetta di leggere un’opera non come un oggetto isolato, ma come parte di un percorso storico e di un ecosistema industriale. La critica, in fondo, nasce dal confronto tra ciò che un videogioco fa e ciò che è stato fatto prima.
Studiare la storia del videogioco significa comprendere le radici dell’immaginario contemporaneo, riconoscere i richiami estetici, smascherare le ripetizioni e apprezzare davvero le innovazioni. È il primo passo verso una scrittura consapevole.
La scrittura come mestiere
Dopo la cultura viene la scrittura. È la seconda tappa del percorso, ma è anche quella che più distingue un professionista da un appassionato. Scrivere bene non significa usare paroloni o complicare le frasi: significa pensare con chiarezza, argomentare con precisione, scegliere il tono giusto e trovare una voce riconoscibile.
La recensione, l’editoriale, la news, l’anteprima, l’intervista: ogni forma richiede un approccio diverso. Un buon giornalista deve conoscere queste differenze e saperle applicare. Una recensione deve essere strutturata e argomentativa, un’anteprima deve essere prudente e contestuale, una news deve essere verificata e sintetica, un’intervista deve essere rispettosa e meditata.
Chi desidera entrare in questo mondo dovrebbe esercitarsi in tutte queste forme. La scrittura è una ginnastica: migliora con il tempo, con l’abitudine e soprattutto con la correzione.
Il rapporto con l’industria e la necessità dell’indipendenza
Uno dei punti più delicati riguarda il rapporto con l’industria. Il giornalista videoludico deve dialogare con publisher, sviluppatori, PR, agenzie, community. Ma il dialogo non può trasformarsi in dipendenza.
Ricevere un codice review, partecipare a un evento stampa o intervistare un autore non è un premio personale: è uno strumento di lavoro. Chi vede questi momenti come riconoscimenti tende a perdere lucidità, aspettandosi favori e sentendosi in debito.
Il giornalismo, in qualunque forma, vive di indipendenza. Solo chi mantiene la propria autonomia può costruire una credibilità reale. La community percepisce chi è libero e chi no. E una volta persa, la credibilità è difficile da recuperare.
Le prime esperienze: dove iniziare davvero
Molti aspiranti giornalisti si chiedono come “entrare nel giro”. La risposta è semplice: iniziando a scrivere. Un portfolio è la prima moneta reale nel mondo del giornalismo. Può essere composto da editoriali personali, recensioni di giochi già usciti, interviste, reportage da eventi locali, analisi tematiche.
Non serve una grande testata per iniziare. Serve rigore. Serve continuità.
Spesso le prime collaborazioni nascono con progetti piccoli, magazine indipendenti, riviste universitarie o blog personali. L’obiettivo non è essere pagati subito, ma dimostrare competenza. Il pagamento arriverà nel momento in cui la scrittura risulterà professionale.
La formazione come acceleratore
In un settore sempre più competitivo, improvvisare non basta. La formazione offre ciò che l’esperienza solitaria non può dare: metodo, correzione, confronto, cultura specifica del medium, deontologia professionale.
Un corso dedicato al giornalismo videoludico permette di evitare gli errori classici dei principianti, comprendere le dinamiche dell’industria, imparare a scrivere recensioni mature e approfondite, costruire una voce personale e soprattutto sviluppare competenze spendibili nelle redazioni moderne.
Oggi le testate cercano figure preparate, non improvvisatori. La formazione è un vantaggio competitivo decisivo per emergere in tempi ragionevoli.
Il futuro del giornalismo videoludico è nelle mani di chi sa interpretare
Il giornalismo videoludico non è un settore saturo: è un territorio in trasformazione. Le figure che sapranno unire cultura, scrittura, indipendenza e capacità di lettura del medium diventeranno punti di riferimento. Quelle che cercheranno scorciatoie, privilegi o visibilità immediata rischieranno di perdersi.
Diventare giornalista di videogiochi significa scegliere un percorso difficile ma estremamente ricco, che offre la possibilità di lavorare su un linguaggio in continua evoluzione e di contribuire alla sua diffusione culturale.
Chi ha qualcosa da dire, oggi, ha finalmente lo spazio per farlo. Ma deve farlo bene.
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